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Shopping Compulsivo
Quando parliamo di shopping compulsivo ci riferiamo ad una dipendenza a tutti gli effetti. Il primo studioso ad interessarsi di questo fenomeno è stato Emil Kraepelin, che ha introdotto il concetto di “oniomania”, ovvero la mania di comprare. Negli anni, in molti si sono interessati a questa dipendenza, cercando di trovarne una definizione. Tra i vari studiosi sembra si sia trovato un accordo nel definire lo shopping compulsivo come una tendenza a comprare beni generalmente superflui per l’individuo che, nonostante sia consapevole della “vanità” delle sue azioni, non riesce a smettere, nonostante sappia di poter incorrere anche in gravi ripercussioni.
Tipologie di dipendenza da shopping
In riferimento a quanto detto finora, molto interessante risulta lo studio di Valence, che distingue quattro categorie di consumatori patologici:
- “il consumatore reattivo emozionale”, si interessa molto degli aspetti simbolici legati all’oggetto che acquista, attribuendogli un valore emotivo;
- “il consumatore impulsivo”, dimostra di avere un’improvvisa necessità nell’acquistare qualcosa, vivendo però generalmente un conflitto interiore tra l’assecondare questo impulso o meno;
- “il consumatore fanatico”, rivolge le sue attenzioni ad una tipologia specifica di oggetti, di cui spesso diviene un collezionista;
- “il consumatore incontrollato”, utilizza gli acquisti per placare una propria sofferenza o un proprio stato d’ansia pervasivo.
Una possibile spiegazione
Generalmente, quando sentiamo di qualcuno che soffre di questa dipendenza, tendiamo a banalizzare dicendo frasi come “Non capisco come faccia a non smettere”, senza capire che il problema legato alle dipendenze è proprio la difficoltà nel separarsene. In questo caso, per quanto ogni situazione vada analizzata nella sua individualità, è mia ipotesi che questa tipologia di disagio abbia radici molto precoci nella storia di un essere umano. Ciascuno di noi, infatti, una volta venuto al mondo si è trovato in una situazione di dipendenza totale di fronte ad un adulto, che ha dovuto rispondere a tutti i nostri bisogni e le nostre esigenze; la modalità, però, in cui quest’adulto ha risposto, fa la differenza. Basti pensare al momento dell’allattamento che, in teoria, non dovrebbe essere solo un passaggio di una sostanza materiale da madre a bambino, ma uno scambio di qualità profonde. Se un bambino, quindi, durante i primi anni della propria vita avrà visto frustrare continuamente i propri desideri, si verrà ad innescare in lui, e nell’adulto che sarà, una dinamica di bramosia. Nell’essere umano si andrà, quindi, a strutturare una corazza caratteriale e dei meccanismi difensivi, che si possono manifestare in diversi modi. Nel caso di persone dipendenti dallo shopping si può ipotizzare una costante ricerca di “riempirsi” di oggetti materiali, nel tentativo, se pur inconsapevole, di sopperire alla frustrazione di quel desiderio di corrispondenza nei rapporti, con cui in realtà il bambino era nato.
Come intervenire
Sicuramente per una persona con una difficoltà legata allo shopping compulsivo un percorso di psicoterapia può rappresentare un valido aiuto nel riuscire a recuperare quelle possibilità e quei desideri che l’adulto ormai ritiene di aver perso. Il lavoro di analisi potrà, infatti, consentire di recuperare una visione profonda che vada al di là degli aspetti materiali, che tanto sono importanti per chi sente il costante impulso nell’acquistare oggetti di qualsiasi genere.
Luca Menenti (Psicologo Grottaferrata) riceve tutti i giorni presso lo studio di Roma, zona Talenti-Montesacro-Bufalotta.