SQUID GAME
L’uomo accetta di partecipare, spinto dal desiderio di sistemare la propria situazione economica e familiare, ma una volta iniziato il “gioco” si ritrova, insieme ad altre 455 persone, a sottoporsi a prove in cui ogni volta viene messa in serio pericolo la sua vita.
Attorno a questa serie è nata, infatti, una grande polemica, data dall’emulazione di alcuni bambini e pre-adolescenti delle prove di Squid Game sotto forma di gioco. Una delle sfide presenti nella serie, ad esempio, è il tradizionale “Un due tre stella”, con la differenza che, se il concorrente veniva visto muoversi, al termine del conteggio, veniva ucciso con uno sparo. Questa variante sembra sia stata una delle più riproposte nei giochi dei più piccoli.
Ci si è lungamente chiesti se la serie fosse da censurare o meno, proprio perché alcuni affermavano che istigasse i giovani alla violenza. Ritengo che la soluzione non sia quella di oscurare il contenuto proposto da Netflix e che non sia sufficiente la semplice visione di un film o una serie tv per spingere un bambino o un ragazzo ad assumere atteggiamenti violenti.
Questo discorso è stato più volte affrontato anche in relazione ad altri contenuti televisivi, come ad esempio “Gomorra” o “Romanzo Criminale”, di cui si diceva portassero i ragazzi a delinquere. È mia opinione che, in realtà, un programma televisivo non possa spingere una persona ad assumere comportamenti che non stessero già cominciando, per motivi diversi, ad emergere.
Luca Menenti (Psicologo Grottaferrata) riceve tutti i giorni presso lo studio di Roma, zona Talenti-Montesacro-Bufalotta.