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10 Secondi non sono violenza
In questa circostanza, la violenza di maggior portata, secondo me, è stata perpetrata all’interno del processo conclusosi con una sentenza tanto discutibile. La tesi secondo la quale il tempo di una durata poco significativa non costituisca reato di violenza sessuale troverà probabilmente dei riscontri sul piano giuridico; nel caso contrario forse non sarebbe stata emessa, ma trova ben pochi riscontri sul piano umano. La vera aggressività risulta quella di chi, trincerandosi dietro la razionalità, affonda una lama così tagliente da colpirci tutti nel profondo, immagino in modo particolare la giovane studentessa, che oltre ad essere stata vittima di una violenza da parte del bidello lo è stata nuovamente a seguito del verdetto di non colpevolezza.
Luca Menenti (Psicologo Montesacro) riceve tutti i giorni presso lo studio di Roma, zona Talenti-Monte Sacro-Bufalotta.
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Harry Potter
Quest’anno è il ventesimo anniversario di una delle saghe più apprezzate della storia recente a livello mondiale, ovvero Harry Potter. Questa serie di romanzi, scritti da J.K. Rowling a partire dagli anni 90, racconta la storia del giovane mago Harry Potter, aiutato dai suoi inseparabili amici Ron Weasley ed Hermione Granger.
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Il Padel
Negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede anche nel nostro paese un gioco a cui, se non vi partecipi, sembri passare quasi per un alieno. Questo gioco è il padel.
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Il mobbing tra il diritto penale e la psicologia
L’etimologia deriva dal verbo inglese “to mob”, che significa “attaccare, assalire”.
Nel 1984, esce la prima pubblicazione scientifica sull’argomento, a cura dello studioso svedese Heinz Leymann, che ha segnato il definitivo approdo di questo termine nel contesto lavorativo, con ciò intendendosi quella particolare forma di vessazione psicologica, il cui fine si rinviene nell’estromissione reale o virtuale della vittima dal mondo del lavoro.
Oggi, una delle definizioni più accreditate è quella offerta da Harald Ege, psicologo del lavoro, che inquadra il fenomeno come “forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori, ripetuti da parte dei colleghi o superiori” per un periodo di tempo di almeno sei mesi.
Premesso che esistono diverse tipologie di mobbing, vediamo in concreto quali potrebbero essere i comportamenti ostili di cui parla la sopra citata sentenza.
Ad esempio, l’esclusione immotivata di un dipendente dalle riunioni o da altre attività aziendali; lo svuotamento ingiustificato delle mansioni; la realizzazione di battute pesanti, insulti o altri commenti ostili alla presenza dei colleghi di lavoro; la sottoposizione ad un carico di lavoro evidentemente eccessivo o ad accertamenti e verifiche costanti ed arbitrarie.
Come si può notare, si tratta di comportamenti fortemente vessatori ed umilianti per il lavoratore, atti a ledere la sua dignità personale e ad ottenerne l’estromissione dal posto di lavoro.
Il mobbing è un comportamento che può ritenersi sempre illegittimo, obbligando l’autore dello stesso a risarcire il danno subito dalla vittima. Le modalità per ottenere il risarcimento dei danni varieranno a seconda del tipo di responsabilità (contrattuale o extracontrattuale) che il lavoratore vorrà far valere in giudizio. Ad esempio, il mobbing potrebbe essere qualificato in termini di inadempimento contrattuale, per avere il datore di lavoro violato l’obbligo di “adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro” (art. 2087 c.c.).
In alcuni casi, questa condotta può assumere una vera e propria rilevanza penale, laddove risultino integrati gli estremi di un reato.
Sul punto, bisogna dire che non esiste lo specifico reato di “mobbing”; qualora, però, la condotta vessatoria assuma determinati connotati, la vittima di mobbing potrà sporgere una denuncia-querela, oltre ad agire per ottenere il risarcimento dei danni subiti.
I reati che si possono verificare in queste ipotesi sono diversi, ma, per chiarezza espositiva, ci limiteremo a fare due soli esempi: il reato di lesioni personali e quello di stalking.
Nel 2018, un datore di lavoro veniva condannato per lesioni personali a danno di un proprio dipendente, per aver cagionato a quest’ultimo “una patologia psichiatrica, in seguito a comportamenti vessatori e persecutori, espressioni ingiuriose, pressioni per lo svolgimento dell’attività lavorativa e continue contestazioni disciplinari” (così è stato deciso dalla Corte di Cassazione, con sentenza n. 44890/2018).
Nel 2020, invece, altro datore di lavoro veniva condannato per stalking. In questo caso, la condotta “mobbizzante” si era realizzata attraverso “plurimi atteggiamenti convergenti nell’esprimere ostilità verso il lavoratore dipendente e preordinati alla sua mortificazione ed isolamento nell’ambiente di lavoro”. In particolare, la condotta era consistita nell’impedire fisicamente al lavoratore di abbandonare l’ufficio e nel successivo licenziamento pretestuoso e ritorsivo (così è stato deciso dalla Corte di Cassazione, con sentenza n. 31273/2020).
Le vessazioni sul posto di lavoro possono compromettere gravemente la salute psicofisica del lavoratore. Il mobbing, infatti, comporta serie ricadute tanto sul piano fisico, quanto su quelli psicologico e sociale.
I sintomi più frequenti che si verificano in simili ipotesi sono disturbi d’ansia e attacchi di panico; stress sul posto di lavoro; isolamento sociale; sindrome da stress post-traumatico; disturbi psico-somatici; insonnia; calo della produttività lavorativa; depressione; irritabilità; pensieri persistenti di tipo paranoico. In alcuni casi, si assiste anche alla comparsa di vere e proprie ricadute sul fisico, quali stanchezza cronica, tachicardia, pressione alta, altri dolori ricorrenti. Evidente, inoltre, il forte impatto anche sui livelli di autostima e sicurezza personale.
Per quanto riguarda il primo aspetto, nonostante il supporto di amici e familiari appaia fondamentale, può risultare decisivo in questi casi intraprendere una terapia specifica con uno psicologo, che abbia le competenze per aiutare le vittime di mobbing ad elaborare e superare il trauma subito.
Sotto il profilo legale, invece, abbiamo visto che il mobbing può assumere sfaccettature molto diverse, a ciascuna delle quali corrisponde una tutela legale specifica. Per questo, è necessario rivolgersi ad un avvocato che sia in grado di indirizzare la vittima di mobbing verso il percorso più adeguato a denunciare le vessazioni subite nel caso concreto.
Scritto con la collaborazione dell’Avvocato Alessandra Menenti (Tel. 371 4187168)
Luca Menenti (Psicologo Grottaferrata) riceve tutti i giorni presso lo studi di Roma (zona Talenti-Montesacro e zona Prati) e Grottaferrata.
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Il Ghosting
Nonostante siano indubbi gli innumerevoli vantaggi portati dai social e dalla tecnologia in generale sul piano della comunicazione, uno degli aspetti negativi che possiamo facilmente riconoscere, ed il ghosting ne è un esempio lampante, è che ci consentono con estrema facilità di chiudere gli occhi ed annullare l’altro. Rapportarci con gli altri esseri umani rappresenta sicuramente uno degli aspetti centrali, se non quello principale, della nostra vita sociale; riuscire a farlo in maniera adeguata è, però, tanto bello quanto difficile. Poterci relazionare con qualcuno da dietro uno schermo, in svariate occasioni va a mitigare le nostre ansie, talvolta aiutandoci nel sentirci meno in difficoltà nel comunicare qualcosa; altre volte, al contrario, accentua le nostre resistenze e le nostre difficoltà. Tra queste difficoltà, indubbiamente, non possiamo non citare quelle legate alle separazioni.
Quando parliamo di separazione ci riferiamo a “un fenomeno psichico generalmente attivato dalla cessazione della percezione di un altro essere umano con cui si era in rapporto”. Le separazioni possono avere un risvolto duplice, a seconda di come vengano realizzate. Dal momento in cui riusciamo a distaccarci da una situazione passata in maniera sana, infatti, riusciamo a mantenerne il ricordo dentro di noi senza vivere una perdita. Quando, al contrario, abbiamo perduto la capacità di separarci in maniera creativa, tendiamo a cancellare i rapporti avuti in precedenza, senza riuscire a trasformarli in qualcosa di nuovo. Ciò che accade con il Ghosting ritengo sia strettamente correlato a quanto appena descritto.
È mia opinione che la motivazione sia da ricercare in tutte quelle occasioni, che sono presenti nella storia di quasi ognuno di noi, in cui abbiamo vissuto un’assenza all’interno di un rapporto. È molto frequente che ciò si verifichi in età infantile, quando quel bambino così pieno di fiducia e di possibilità si è visto deludere da un adulto che non è riuscito a comprendere e soddisfare le sue esigenze profonde, scambiandole per bisogni materiali. Dal momento in cui qualcuno ci “ghosta”, ci rimanda, inconsciamente, a tutte quelle mancate risposte che cercavamo ma non abbiamo ricevuto; è per questo che non si può non rimanere delusi. È, però, altrettanto vero che, essendo stati dei rapporti non soddisfacenti che ci hanno portato a vivere questa disillusione, sarà possibile andare a ritrovare quelle risposte soddisfacenti, che in precedenza tanto abbiamo cercato, attraverso delle relazioni, in questo caso, valide.
Luca Menenti (Psicologo Grottaferrata) riceve tutti i giorni presso lo studio di Roma, zona Talenti-Montesacro-Bufalotta.