
Cyberbullismo
Carolina Picchio, purtroppo, è solo una delle tante vittime di bullismo e cyberbullismo, nemici spesso invisibili ma in grado di arrecare danni anche molto gravi fra i più giovani.
Quando parliamo di cyberbullismo, riprendendo la definizione di Smith, ci riferiamo a: “un atto aggressivo ed intenzionale, messo in atto da un individuo o un gruppo, i quali utilizzano svariate forme di contatto elettronico, in maniera ripetuta nel tempo, nei confronti di una vittima che fatica a difendersi”.
La proiezione del bullismo all’interno del mondo virtuale ha avuto l’effetto di estenderne fortemente la portata nel tempo e nello spazio. In particolare, si assiste alla perdita della tradizionale componente fisica e di relazione diretta fra bullo e vittima. Questi ultimi, negli episodi classici di bullismo, si conoscono e frequentano gli stessi ambienti (tendenzialmente scolastici). Il cyberbullismo, invece, crea una dimensione nuova, al cui interno possono interagire tra loro anche perfetti sconosciuti, senza limitazioni neppure di tipo geografico. Questo, ovviamente, determina una maggior potenzialità aggressiva della condotta, che si estende oltre il tradizionale confine delle occasioni di contatto fra bullo e vittima.
Come si può notare, la definizione è piuttosto ampia, proprio al fine di cercare di ricomprendervi tutte le possibili condotte di maltrattamento che possono essere attuate attraverso gli strumenti informatici. L’obiettivo di questo recente intervento legislativo, infatti, è proprio quello di “contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti”.
Porre l’accento sulla prevenzione, non significa ovviamente che una vittima di bullismo non possa trovare adeguata tutela successivamente ai maltrattamenti subiti. Il nostro ordinamento predispone diverse misure di intervento, che possono andare dall’ammonimento al questore, alla possibilità di rivolgersi al gestore del sito internet per pretendere l’oscuramento o la rimozione dei propri dati personali dal web, fino ad arrivare alla presentazione di una denuncia-querela con la conseguente attivazione di un procedimento penale. Infatti, pur non esistendo lo specifico reato di bullismo o cyberbullismo, un comportamento simile potrebbe senza dubbio integrare altre fattispecie di reato previste e punite all’interno del nostro codice penale (es. diffamazione, percosse, lesioni, minaccia, revenge porn, ecc…). Proprio per questo, è molto importante che le vittime di questi reati siano in grado di dimostrare i maltrattamenti subiti; a tal fine, per quanto doloroso tutto ciò possa essere, si consiglia sempre di tenere traccia di quanto accaduto, salvando sul proprio pc o telefono eventuali chat, immagini o qualsiasi altro elemento che possa costituirne una valida prova.
Scritto con la collaborazione dell’Avvocato Alessandra Menenti (Tel. 371 4187168)
Luca Menenti (Psicologo Montesacro) riceve tutti i giorni presso lo studio di Roma, zona Talenti-Monte Sacro-Bufalotta.
